Le città, ormai nodi di un sistema globale
contro territori sempre più marginalizzati ma che rappresentano un patrimonio
comune di enorme potenziale
Salvo rare eccezioni, negli ultimi decenni
la tendenza all'inurbamento ha seguito in tutto il mondo una tendenza
inarrestabile. Le città, ormai nodi di un sistema globale, diventano sempre più
grandi e importanti, e questo a scapito dei territori che nel corso dei secoli hanno
contribuito in modo fondamentale a definire la loro stessa identità. Centri che
fino a pochi decenni fa erano popolati e attivi, se non addirittura influenti,
sono stati spinti ai margini. Le montagne, in particolare, ma anche le campagne
e ogni territorio che non sia direttamente attaccato alla rete mondiale delle
città capitali, si spopola. La questione fondamentale è che i luoghi ci
ospitano e ci definiscono. L'insieme vitale di differenze che contrappone
identità e peculiarità, ad un inevitabile processo di omologazione dipende
proprio dall'identificazione con un luogo specifico. Concentrare tutto sulle
città, sottraendo ai territori più decentrati ogni influenza e capacità di rapporto
dialettico con queste ultime è un processo che nel lungo termine rischia di
portare ad una drammatica sterilizzazione culturale. Una cultura comune mondiale
difficilmente potrà disporre di un livello di complessità tale da permettere
nuovi scenari, capaci peraltro di conservare un minimo di consapevolezza e contatto
con l'ambiente scarsamente antropizzato, la cui conservazione sembra essere
oggi al centro del dibattito. Da questo punto di vista, ogni esperienza,
esperimento o iniziativa che si dimostri capace di rivitalizzare i cosiddetti
territori decentrati, al di fuori delle caricature spinte dal turismo, diventa
un patrimonio comune di enorme potenziale e di grandissimo valore rispetto al
quale l’architettura ha un ruolo primario.
Carlo Ezechieli
Carlo Ezechieli