Quali scenari e quali sfide per città del XXI secolo? Un’esplorazione attraverso interventi e casi di studio

“La città è come una grande casa, e la casa é una piccola città”, diceva circa 500 anni fa Leon Battista Alberti. Dopo tutto questo tempo, ancora non esiste una metafora altrettanto efficace per capire e progettare città o parti di città. Questo perché è una frase che descrive un principio eterno: le città sono fatte di spazi costruiti da e per la gente che li abita. Un presupposto ovvio che - anche se oscurato da decenni di zoning, di leggi, leggine e relativi cavilli - sembra ultimamente riemergere in alcune esperienze virtuose.  Le città odierne sono infatti sempre più grandi, affollate e dense di problemi, ed in questo contesto le città europee rappresentano un caso particolare. Oggi interessate da una crescita relativamente modesta, appartengono ad una realtà che negli ultimi 100 anni ha attraversato ogni genere di vicissitudine, precorso fasi e sviluppato anticorpi: una condizione che rivela che le città ecologicamente orientate del XXI secolo forse stanno rincorrendo gli schemi tipologici e funzionali della città tradizionale, aggiornandoli secondo alcuni denominatori comuni. Innanzitutto, la presenza dell’automobile nelle città – vista per decenni come sacrosanta, viene oggi considerata indiscutibilmente problematica, e pertanto da arginare. Contemporaneamente, il recupero di una dimensione di quartiere, tipica del passato, trova espressione nelle recenti iniziative ispirate ai principi della “ville du quart d’heure”, pedonale e ciclabile. La presenza, infine, di “natura” in città - un tempo così facile da raggiungere appena fuori le mura – viene oggi percepita come prioritaria. Questi sono solo tre tra molti altri temi ma si stanno rivelando capaci di avviare un vero processo di trasformazione.


Carlo Ezechieli

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