Progettare con il paesaggio è una novità messa in pratica e portata ai massimi livelli, proprio in Messico, come del resto dimostrano opere come l’ampliamento del Museo Anahuacalli e molte altri progetti di Mauricio Rocha.
 

Come tutti i paesi delle Americhe, il Messico è una ambiente che nel tempo si è rivelato capace di sviluppare un contesto culturale originale. Tuttavia, forse per l’antica combinazione tra civiltà molto differenti, alcune delle quali residenti in quei luoghi da millenni, la cultura messicana è caratterizzata da tratti profondie da una capacità di assimilazione critica e di rielaborazione ingegnosa di concetti. In questo risiede un potenziale di innovazione formidabile, anche in architettura. Un fondamentale sincretismo, che vede emergere, come pressoché connaturati a molte delle più significative opere dell’America latina, e soprattutto del Messico, degli ultimi 40-50 anni, aspetti di derivazione europea ma che in Europa hanno trovato più sviluppo teorico che applicazione pratica. Tra questi, l’assenza di distinzione a livello progettuale tra edificato e paesaggio o altri, tipicamente Moderni, come la continuità spaziale (o spazio-temporale) tra interno/esterno. In questo momento storico e culturale, in cui il tema della progettazione degli spazi aperti quale elemento chiave del dibattito e del progetto di architettura, queste opere non mancano di suscitare un interesse tanto inedito quanto intenso. Come del resto è ormai riconosciuta l’influenza di innovatori assoluti, come il grandissimo Luis Barragàn, nonostante fino a pochi decenni fa a questi venissero rifilate etichette “tradizional-folcloristiche”. Progettare con il paesaggio è una novità messa in pratica e portata ai massimi livelli, proprio in Messico, come del resto dimostrano opere come l’ampliamento del Museo Anahuacalli e molte altri progetti di Mauricio Rocha.

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