Come cambiamenti nella tecnologia e
nella società stanno condizionando le forme dell’abitare e la loro architettura.
L’architettura è una disciplina complessa, dipende da una moltitudine di
fattori, si evolve lentamente e gli architetti, inesorabilmente, reagiscono a
scoppio ritardato. I risultati del
progresso tecnologico del 1800, ebbero reali ricadute sull’architettura solo
circa 70 anni dopo che per la prima volta e con sbalorditiva lungimiranza, un
genio come Joseph Paxton li aveva incorporati nel Crystal Palace, completato
nel 1851. Malgrado, già all’inizio del
1900 la pressoché totalità delle nuove abitazioni fossero servite da -
elettricità, acqua corrente, reti fognarie, riscaldamento - continuavano ad
avere locali enormi, le cui altezze spesso superavano i quattro metri e mezzo,
come se ancora fossero illuminati da candele, pronte ad annerire soffitti, e
riscaldati da camini avidi di ossigeno. Un’inerzia quasi trentennale, spezzata
dal Movimento Moderno, quando Le Corbusier - perfettamente consapevole che,
ormai da tempo, le case funzionavano tecnologicamente in modo completamente
diverso che in passato – arrivò a teorizzare, insieme al modulor, anche un nuovo concetto di abitare e di spazialità.
Abitazioni dove la luce elettrica permetteva finalmente di realizzare vani alti
solo m 2,40, ed il riscaldamento a termosifone, privo di combustione
all’interno degli ambienti, suggeriva la possibilità di spazi molto più ridotti
che in passato. Oggi, trascorso quasi un secolo, qualcosa è ovviamente
cambiato. Limitando le considerazioni ai puri aspetti tecnologici, è innegabile
che invenzioni come l’internet – messo a punto dai militari verso la fine degli
anni 1960 – sia ormai, a quasi 50 anni di distanza, non solo del tutto presente
e pervasivo, ma anche rappresenti una forte impronta sul contesto produttivo. E
Insieme alla tecnologia anche la struttura economica e sociale sta cambiando,
il contesto fisico, almeno in Europa, è ormai consolidato, la qualità
ambientale ha sempre più importanza. Fino a che punto l’architettura è in grado
di cogliere e dare risposta a questo nuovo insieme di condizioni? Poco per il
momento, anche se emergono alcuni spunti interessanti. Sistemi inediti di
condivisione di risorse e servizi, permettono razionalità ed economie di
utilizzo di spazi senza precedenti e questo senza intaccare autonomia e comfort.
La combinazione tra piattaforme web e le necessità della gente, che si converte
in forme ormai di car-sharing ormai del tutto convenzionali, si trasferisce
secondo principi analoghi anche all’abitare.
Superfici più contenute non intaccano il comfort al quale si provvedono
spazi e servizi - che vanno dalla camera dell’ospite alla cucina o al deposito
degli attrezzi - in condivisione. Ed a questo corrisponde un fondamentale multipurposing, e non solo
un’ibridazione tipologica, ma anche l’ascesa di nuovi paradigmi formali e
funzionali
Carlo Ezechieli
Carlo Ezechieli