Esigenze attuali ed evoluzione della meccanica danno origine ad architetture ad assetto variabile, spesso con esiti di altissima qualità.
Robin Chase, guru della sharing economy, in un’intervista pubblicata un anno fa proprio su questa rivista, aveva dichiarato: “L’intero ambiente costruito dovrebbe essere modellato in modo da facilitare e permettere il multipurposing, ovvero l’alternanza di differenti modalità di utilizzo. Palestre ed auditorium scolastici dovrebbero avere ingressi alternativi, che permettano l’accesso dal quartiere. Le pareti dovrebbero essere mobili. Fino a che punto lo spazio dovrebbe avere un uso esclusivo quando potrebbe funzionare anche meglio per un utilizzo condiviso?” Malgrado i principi classici di simmetria a staticità, anche gli edifici tradizionali cambiano il proprio assetto, e con questo il sistema di relazioni architettoniche tra ambienti interni o con l’intorno. Da esempi quasi paradigmatici come le case tradizionali giapponesi, alle limonaie del Garda, a noi più vicine, una variabilità di assetto e di consistenza degli spazi interni o dell’involucro è sempre stata una caratteristica ricorrente in molte architetture. Ma cosa succede se una società molto più fluida, dove sistemi internet based permettono, almeno potenzialmente, un’efficienza e un’alternanza di utilizzo senza precedenti? Dove, quasi in risposta a queste esigenze, sistemi meccanici complessi permettono di realizzare enormi edifici “shapeshifter” come The Shed, a Manhattan - attualmente in costruzione, una specie di carro-ponte abitabile - o architetture minute e di estrema raffinatezza, come quelle di Daniel Bonilla o di Archier, pensate per cambiare forma in base ad un principio di adattamento a situazioni contingenti? Nella casa di Bordeaux Rem Koolhaas aveva proposto, invece di convenzionali pareti scorrevoli, un solaio scorrevole: un ascensore di 3 metri per 3, cuore “meccanico” dell’abitazione. Da allora sono passati 20 anni, la società è cambiata, la tecnologia si è evoluta, ed è interessante capire le ricadute di questi concetti sulla pratica dell’architettura.

Carlo Ezechieli

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