Ogni progetto si sviluppa a partire da un contesto, che il progetto stesso parzialmente modifica. Anche se spesso, ciò che conta di più sono un insieme di riferimenti che trascendono sia il tempo che lo spazio.

Le fonti di ispirazione di un progetto sono infinite, talvolta vengono in superficie nei modi più inaspettati. Spesso fanno riferimento a immagini del tutto astratte, come nel caso della celeberrima Cappella di Ronchamp Notre ispirata, si dice, dalla forma di una conchiglia. Altre a situazioni e circostanze fisiche o temporali che un luogo ad un primo sguardo rivela difficilmente. Come nelle opere di Gilles Brusset, in questo numero, o alle sculture di Pinuccio Sciola che, attraverso i tagli, sprigionano l’incommensurabile profondità dei milioni di anni delle forze formidabili da cui hanno avuto origine. L’architettura dà forma, rappresenta, propone cose che non esistevano, traduce concetti in materia e spazio. Questi ultimi possono fare riferimento ad elementi fondamentali ma che permeano il contesto in modo così pervasivo da passare quasi inosservati. Parlando di luoghi, molti di questi elementi ne improntano completamente sia la struttura che il funzionamento. Col passare del tempo abbiamo appiattito i luoghi, soprapponendo a questi una sorta di strato tecnologico, che è diventato ormai il nostro unico riferimento. E mentre il nostro sguardo si limita a questo sottilissimo strato superficiale, rischiamo di dimenticare insieme alla nostra identità, la consapevolezza ampia del mondo che ci circonda. Un perdita che sta all’origine dei problemi ambientali di così pressante attualità.

Carlo Ezechieli

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