L’Italia, con un paesaggio prevalentemente collinare e montuoso (quasi l’80%, dati Istat), di piccoli centri, lontani sia dalle città che dalla pianura, ne è letteralmente costellata. Si tratta di paesi, spesso tra i 500 e i 1000 metri di quota, mediamente dimensionati per una popolazione di circa 2’000 abitanti: abbastanza per imporsi nell’economia rurale da cui ebbero origine, come centri di gravitazione.
Quando la tremenda indigestione di slogan in chiave ri-, come rigenerazione e ricostruzione, sarà esaurita, verrà il momento di lanciarne di nuovi, che incomincino con de-, come decongestionare e disintossicare, forse più adatti per curare l’inarrestabile ingordigia del mondo di oggi. Il primo che mi viene in mente è de-pianurizzazione. L’Italia, con un paesaggio prevalentemente collinare e montuoso (quasi l’80%, dati Istat), di piccoli centri, lontani sia dalle città che dalla pianura, ne è letteralmente costellata. Si tratta di paesi, spesso tra i 500 e i 1000 metri di quota, mediamente dimensionati per una popolazione di circa 2’000 abitanti: abbastanza per imporsi nell’economia rurale da cui ebbero origine, come centri di gravitazione. Quasi tutti, con la trasformazione dell’Italia in nazione industriale, hanno visto la propria popolazione dimezzarsi in meno di un decennio (in particolare nelle soglie Istat 1961-1971), per riversarsi nei fondovalle e nelle città. In breve, ci siamo velocemente pianurizzati, polarizzati su un paio di centri metropolitani, lasciando in abbandono un incredibile patrimonio edilizio, paesistico e culturale che è alla base della stessa identità nazionale. Si tratta dei cosiddetti "territori interni", rispetto ai quali "Arcipelago Italia", di Mario Cucinella ha aperto un nuovo dibattito, oggi intensificato dai problemi, ma anche delle opportunità, legate all’emergenza Covid-19. Di fronte a città la cui egemonia sembrava inarrestabile, ma che vivono ora immerse nell’incertezza di chiusure e blocchi, e a pianure sempre più affollate e vulnerabili, il recupero di una dimensione decentrata, consapevolmente decrescente e fondamentalmente resiliente, sembra convertirsi da scappatoia in nuova frontiera: nella speranza che semplici slogan possano finalmente convertirsi in progetti.  

Carlo Ezechieli

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