Il progetto di spazi digitali e virtuali quale campo principale di evoluzione dell’architettura nei prossimi anni, apartire dalle riflessioni di Patrik Schumacher di Zaha Hadid Architects.
Se la natura fosse stata
confortevole, l’umanità non
avrebbe mai inventato l’architettura, diceva Oscar Wilde. Provate però a immaginare una
dimensione dove la necessità di avere un tetto sulla testa, come del resto
tutti i vincoli di natura statica e, aggiungo con grande sollievo, normativi,
non esistano. Tutta l’attenzione finirà per rivolgersi al progetto di spazi che
permettano di orientarsi, di trasferire un significato, di rappresentare
contenuti. Era questo in estrema sintesi il discorso di Patrik Schumacher,
quando per la prima volta mi citò il progetto di spazi virtuali interattivi
quale campo di innovazione principale per l’architettura nei prossimi anni. Non
immaginavo che questo tema, emerso a livello teorico da almeno un ventennio e
tuttora considerato radicale, fosse al centro dell’interesse di chi, con
mentalità necessariamente pragmatica, è oggi alla guida di uno dei più famosi
studi di architettura del mondo. Ma arrivavo in ritardo. Inutile ricordarlo:
nell’ultimo anno tutto il mondo, come del resto buona parte delle attività di
progetto nel settore delle costruzioni, è stato paracadutato online. La richiesta
e l’offerta di digital twins e di
contenuti 3D interattivi, che sta ormai dilagando dai prodotti
all’architettura, è letteralmente esplosa, insieme all’interesse di aziende del
calibro di Nvidia, Unreal Engine o Amazon Web Services. Ed il potenziale è,
effettivamente, enorme. Immaginatevi, ad esempio, di fare shopping online, non
semplicemente sfogliando foto in internet, ma entrando in un negozio virtuale la
cui architettura - dato che nel mondo digitale non esistono né vento, né
pioggia - anziché un ovvio progetto di
interni, potrebbe essere una meravigliosa, interattiva, architettura di un
paesaggio irreale. Siamo di fronte ad una svolta molto vicina, dove anche
astrazioni impossibili, simili a quelle anticipate dalla cinematografia
potrebbero presto diventare, oltre all’ambientazione comune della nostra vita
online, un magnifico tema di architettura.
Carlo Ezechieli
Carlo Ezechieli