Impressioni di viaggio
L’impressione è ciò che si fissa nella memoria ed è anche lo spirito di questa breve selezione di opere della 17°Biennale di Architettura di Venezia.
 

Rivolta ad un mondo che sta ancora smaltendo i postumi di un anno intero di isolamento sociale, la domanda “Come vivremo insieme?” suona vagamente come una presa in giro. In realtà un evento epocale e inatteso come la pandemia non ha fatto altro che rendere questa 17° Biennale di Architettura ancora più attuale dando libera espressione a sviluppi culturali del tutto inaspettati.
La parola chiave è convivenza, ma le questioni sociali che solo fino a qualche anno fa sarebbero state date per scontate, passano in secondo piano rispetto al tema della convivenza, appunto, con un ampio sistema ambientale e biologico. Le problematiche ambientali emergono infatti in modo insistente rivelando - in casi come il padiglione della Danimarca o in Mutual Aid di Pnat -posizioni del tutto originali e coerenti, mentre in molti altri rimangono sospese al livello di rappresentazioni puramente concettuali. Il risultato è una Biennale che certamente alimenta il pensiero, ma che spesso tende a rimanere imprigionata nel mondo delle intenzioni, faticando a trovare una declinazione in architettura. Detto questo, la selezione di opere di un’esposizione così densa come la Biennale di Architettura di Venezia è un compito che si muove in un inevitabile ambito di discrezionalità e che - per via di un percorso di visita inevitabilmente soggetto a interferenze e distrazioni - lascia un importante margine al caso. Per questo motivo, nel contesto di una sintesi così stringata come quella presentata di seguito, credo che il criterio più valido sia semplicemente riproporre ciò che - ricorrendo più all’intuito che all’intelletto- è rimasto impresso. Rimane la consapevolezza di aver accidentalmente escluso opere validissime, la speranza di avere acceso la curiosità, e l’invito a compensare ogni mancanza visitando l’esposizione a Venezia. 

Carlo Ezechieli

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