Cambiano schemi e caratteristiche dello spazio pubblico, non solo in termini funzionali, ma anche di identità, storia e rappresentazione. Un’evoluzione che si riflette sul progetto di architettura.
Ci sono almeno tre ordini di cambiamento che stanno avendo conseguenze sul modo in cui frequentiamo, ci identifichiamo e progettiamo gli spazi pubblici. Il primo è la consapevolezza, almeno nelle città europee, di aver raggiunto, e superato, il limite di coesistenza tra automobili e abitanti. Barcellona ha iniziato anni fa l’interessante esperimento delle Superillas, che accorpano i vecchi isolati di Cerdá trasformandoli in isole pedonali. Parigi sta sviluppando un progetto tanto ambizioso quanto eccezionale di pedonalizzazione degli Champs Élyésees: uno spazio che negli ultimi 80 anni era stato sostanzialmente divorato dal traffico. Anche Milano si ritrova oggi con circa 200'000 auto in meno di 20 anni fa, il che coincide con un’estensione potenziale di spazio aperto pubblico pari ad almeno sei volte i 38 ettari del celebre Parco Sempione. Il secondo fattore è rappresentato da una struttura della società, tardo - liberale e sempre più culturalmente eterogenea. Questo rende complessa l’identificazione del ruolo di spazi storici ed identitari, e allo stesso tempo variegato il repertorio dei luoghi di relazione che, con luci e ombre, si estende ad un ampio sistema di spazi privati. Il terzo ordine di cambiamento, il più moderno, è riferito al sistema di sorveglianza digitale totale, un vero e proprio Panopticon, nel quale siamo spensieratamente immersi. Siamo ormai consapevoli che gli spazi pubblici non verranno mai sostituiti dall’internet, anzi il loro ruolo potrà esserne paradossalmente rafforzato. Tuttaviala combinazione tra internet, social media e intelligenza artificiale, si sta rivelando capace di innescare cicli di feedback che influenzano ed amplificano, spesso in modo perverso, comportamenti, decisioni e perfino orientamenti politici, con ricadute sul ruolo degli spazi pubblici. Tre aspetti, tre questioni progettuali, forse le più evidenti, di un quadro inedito dove gli architetti hanno un ruolo.

Carlo Ezechieli

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