Teatro dell’Acqua
Teatro dell’Acqua
Cesano Boscone (MI), 2022-2024
Area: 8'500mq
Progetto architettonico: Carlo Ezechieli
Staff: Valerio Croci, Alice Gramigna,
Valeria Rho, Kamila Nasretdinova
Ingegneria idraulica:WISE Engineering Srl
ATP incaricata: ATP CE-A studio architettura; WISE Engineering Srl (mandataria)
Impresa: ATI composta da Sangalli SPA; Giudici SPA; Civelli Costruzioni Srl; Puricelli Ambiente Srl
Direzione lavori: CAP Holding SpA
Foto (cantiere): © Irene Principi (CE-A studio)
Cesano Boscone (MI), 2022-2024
Area: 8'500mq
Progetto architettonico: Carlo Ezechieli
Staff: Valerio Croci, Alice Gramigna,
Valeria Rho, Kamila Nasretdinova
Ingegneria idraulica:WISE Engineering Srl
ATP incaricata: ATP CE-A studio architettura; WISE Engineering Srl (mandataria)
Impresa: ATI composta da Sangalli SPA; Giudici SPA; Civelli Costruzioni Srl; Puricelli Ambiente Srl
Direzione lavori: CAP Holding SpA
Foto (cantiere): © Irene Principi (CE-A studio)
Lo spazio interessato dall’intervento si trova, nell’immediata periferia di Milano, in un contesto residenziale degli anni 1970: elemento centrale un anfiteatro, opera risalente alla prima fase di urbanizzazione dell’area.
Tra i numerosissimi anfiteatri, elementi ricorrenti nella progettazione urbana degli anni 1970 e 1980, concepiti come centri di socialità ed attività di quartiere, pochissimi hanno raggiunto lo scopo. La maggior parte sono finiti in stato di semiabbandono e di deterioramento. Il caso specifico non fa eccezione: come una rovina tramandataci dall’antichità, la sua forte connotazione tipologica e simbolica, lo rende paradossalmente simile ad una presenza architettonica ormai priva di funzione, appartenente ad un contesto storico, sociale e culturale, completamente diverso da ciò che nel tempo si è evoluto intorno ad esso. Partendo da questi presupposti l’idea di riqualificazione dell’anfiteatro, di fatto un’infrastruttura idraulica per trattenere, rallentare ed infiltrare gradualmente le acque piovane nel sottosuolo, ha assunto la forma di una sorta di rovina metafisica proveniente da un’epoca non ben identificabile. Riprendendo gli elementi ricorrenti nelle rovine del passato, al suo interno sono state inserite fondamenta sotto forma di blocchi in cemento, trasformando questo spazio in un misterioso reperto architettonico e in un potenziale oggetto di esplorazione pensato per essere periodicamente e temporaneamente allagato. Una circostanza quest’ultima che si verifica per periodi limitati e solamente in occasione di eventi meteorologici di particolare intensità. L’anfiteatro da attuale manufatto astratto, degradato e poco utilizzato, viene così trasformato in una presenza architettonica autenticamente resiliente, capace di assorbire, migliorando, il logorio del tempo, le intemperie, la manutenzione carente, i maltrattamenti, proponendo allo stesso tempo uno pressoché infinite possibilità di utilizzo.
Tra i numerosissimi anfiteatri, elementi ricorrenti nella progettazione urbana degli anni 1970 e 1980, concepiti come centri di socialità ed attività di quartiere, pochissimi hanno raggiunto lo scopo. La maggior parte sono finiti in stato di semiabbandono e di deterioramento. Il caso specifico non fa eccezione: come una rovina tramandataci dall’antichità, la sua forte connotazione tipologica e simbolica, lo rende paradossalmente simile ad una presenza architettonica ormai priva di funzione, appartenente ad un contesto storico, sociale e culturale, completamente diverso da ciò che nel tempo si è evoluto intorno ad esso. Partendo da questi presupposti l’idea di riqualificazione dell’anfiteatro, di fatto un’infrastruttura idraulica per trattenere, rallentare ed infiltrare gradualmente le acque piovane nel sottosuolo, ha assunto la forma di una sorta di rovina metafisica proveniente da un’epoca non ben identificabile. Riprendendo gli elementi ricorrenti nelle rovine del passato, al suo interno sono state inserite fondamenta sotto forma di blocchi in cemento, trasformando questo spazio in un misterioso reperto architettonico e in un potenziale oggetto di esplorazione pensato per essere periodicamente e temporaneamente allagato. Una circostanza quest’ultima che si verifica per periodi limitati e solamente in occasione di eventi meteorologici di particolare intensità. L’anfiteatro da attuale manufatto astratto, degradato e poco utilizzato, viene così trasformato in una presenza architettonica autenticamente resiliente, capace di assorbire, migliorando, il logorio del tempo, le intemperie, la manutenzione carente, i maltrattamenti, proponendo allo stesso tempo uno pressoché infinite possibilità di utilizzo.
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